domenica 30 dicembre 2012

La proprietà privata è un concetto relativo

La casa al mare è gentilmente offerta dai miei genitori, o meglio dal mio genitore. La okkupiamo più o meno abusivamente ogni volta che possiamo ma ne rendiamo doverosamente e ossequiosamente grazie per non perdere il privilegio della casa al mare. Noi.

Lui, l'erede mio, il 5° in linea di successione non la pensa così, è meno…ossequioso diciamo...

"Allora Mini vai qualche giorno al mare?" chiede il nonno P
"Umpf" ("sì nonno, andiamo a trascorrere qualche giorno al mare per cambiare aria" Ndr)
"Bene, vai a casa mia?"
"Sì ma è anche mia però"


Ipse dixit

sabato 29 dicembre 2012

La vigilia di Natale ieri e oggi

Ho sempre sognato di poter restituire ai miei bambini il Natale della mia infanzia. Sarò anche anziana e nostalgica ma ricordo perfettamente che per tutto il mese di Dicembre l’aria era carica di attesa: il calendario dell’Avvento, l'albero (che una mamma super creativa ci faceva inventare ogni anno), la letterina di Babbo Natale da scrivere, correggere, correggere, correggere fino a quando la mamma la chiudeva e imbucava. Il 24 era una chimera, un traguardo.

La sera della vigilia la passavamo con altre due famiglie di super amici vicini di casa: una con figli un po' più grandi di noi, una con figli della nostra stessissima età. La serata prevedeva una serie di riti sempre uguali per anni ma ogni volta nuovi: la casella n.24 del calendario da aprire in camera, gli strani rumori che provenivano dal soggiorno: un campanello, una risata, un campanaccio, la corsa da una camera all’altra, la porta di casa o dell’ascensore o della finestra che si stavano chiudendo, qualcuno che stava salutando….chi?? Babbo Natale?? naaaaa! Dopo un iniziale sgomento la sorpresa: l’albero era letteralmente sommerso di pacchi colorati. Una quantità che la mia memoria fatica persino a descrivere. Con il senno di poi eravamo 4 bambini, 2 ragazzini, 6 adulti (se non 10), quindi la quantità aveva un suo senso ma nel mio immaginario di bambina era una montagna di pacchetti insormontabile e meravigliosa. Era la fine degli anni ’70, il momento in cui tutto era possibile, anche realizzare tutti i sogni dei bambini.

Era una festa di carte, di nastri, di “ooohhh”, di stupore, di "ne voglio un altro", "ancora", "ancora".

Il finale era un climax di gioia. Tutti i bambini a nanna nel lettone con tutti i giochi nuovi NEL lettone. E i “grandi”? Boh, non ho mai saputo cosa c’era dietro questo teatrino, era pura magia ed era tutta per noi. L’aspettavamo tutto l’anno, per anni. Almeno fino a quando l'altra bimba mi ha rivelato la verità più dolorosa della vita: Babbo Natale non esiste, lo aveva saputo da fonte certa.

Adesso il teatrino è toccato a me ma negli anni 2.0 è tutta un’altra storia: Mini è sgamato come non mi sarei mai aspettata da un nanetto di 3 anni. I tempi sono davvero cambiati, oggi non si riesce a tenere i bambini lontani dai regali: “tihopresounpensierino”…è il motivetto di tutto il mese di Dicembre. Scambi di doni, feste, pranzi con panettoni e Babbi Natale ovunque. La letterina di Mini è rimasta sul tavolo perchè "io non so scrivere e tanto lo sai che cosa voglio".

La sera del 24 con tutti i nonni in parata Mini non voleva “andare a nanna” e temporeggiava pericolosamente, i regali erano sul balcone e aveva iniziato a piovere, Maxi e io eravamo un po' disallineati (e con troppi genitori attorno) e volavano scintille…troppe per essere la vigilia di Natale e Micro se ne sarebbe andata a letto volentieri, dall’alto dei suoi ignari 10 mesi. Alla fine abbiamo trascinato i nanetti in bagno, rallentando la loro routine fino allo sfinimento con questo risultato:

1. non ho assolutamente idea di che faccia avesse Mini quando ha visto i regali, ero dietro di lui quando è rientrato in sala per “dare la buonanotte ai nonni”

2. ha scartato compulsivamente tutti i pacchetti che gli passavo senza guardare cosa ci fosse dentro

3. ha scavato tra i regali  cercando "ancora pacchetti per me" perchè i suoi erano "pochi" (?!)

4. si è innamorato perdutamente e inesorabilmente di un babbo natale rocker e batterista con gli occhiali neri, orrendo, made in china del valore di 1 euro, che suona illuminato da lucine psichedeliche una musica assordante. Ha dichiarato: “questo è un regalo davvero prezioso" snobbando la vagonata di giochi adatti, educativi, adeguati, ecologici, politically correct, faticosamente ricercati e studiati che erano sotto l'albero.

La beffa è che nei giochi "giusti" le batterie non sono incluse e quindi sono rimasti in un angolo perchè da bravi genitorimedi non abbiamo previsto un carretto di pile, mentre nel gioco "cinese" erano già inserite e anche molto cariche..per la gioia della nostra serata. Dopo averci deliziato della musica e delle sue danze sfrenate, averci costretto a una discoteca improbabile, come da tradizione se lo è portato a letto (nel suo)…forse però per essere sicuro che non facesse una brutta fine durante la notte.

lunedì 24 dicembre 2012

Una nuova fine…un'altra di tante


Questa settimana è finito il corso di nuoto mamma-bimbo che ho iniziato con Mini il 1° Ottobre 2009. Lui aveva 5 mesi di vita su questo pianeta ancora da inquadrare, io 5 mesi da mamma ancora da realizzare. 3 anni volati in un battito di ciglia.

90 giovedì mattina (forse 3 assenze…non scherzo), 45 giorni di ferie dal lavoro, una fatica improba: smonta e monta il nano, la sacca, il passeggino e me dalla macchina; spoglia e vesti il nano (e me) nello spogliatoio caldo umido, in estate una tortura, in inverno una tortura cubica…il phon non asciuga i capelli nemmeno con 20 euro in monete da 20 cent.

Tutti e due devastati e puzzolenti di cloro (perchè la doccia no, quella si fa a casa). Io paonazza e con i capelli a forma di cuffia (o di cappello di lana), lui addormentato cotto da portare in braccio a peso piombo.

Con noi un'altra bimba, la figlia di un'amica-sorella. Qui la storia si fa divertente perchè io e la mia amica abbiamo iniziato il corso insieme ma dopo 3 lezioni lei è tornata al lavoro e ha subappaltato l'impegno ai suoi genitori! Che si è tradotto in 3 anni in una vaschetta d'acqua alta 80 cm a cantare la "bella lavanderina" con la bambina e il nonno “volontario”.

Abbiamo costruito una routine rilassante, prevedibile, divertente alla fine: la filastrocca per la ricerca del parcheggio, il caffè con la nonna sitter (al nonno la vasca, alla nonna lo spogliatoio...che sòla!), i trucchi per svestire e vestire i due nanetti agitati prima, affamati e stanchi dopo. Mi si è anche farcita la pancia un'altra volta in questi anni e quindi per un periodo c'era anche il nuovo inquilino che si intrometteva educatamente ma con piglio deciso nel nostro spazio. Per la cronaca ho saltato solo due lezioni: la settimana del parto e quella dopo. Mini è andato in piscina con il suo papà che però ha dichiarato di non poterlo fare oltre (N.d.r.).

E' stato faticoso, faticosissimo, noioso e a tratti noiosissimo (sempre gli stessi esercizi ripetuti mille volte). E' stato meraviglioso, intimo, privato, passionale, divertente, emozionante.

Mi sono divertita giocando con lui in acqua, mi sono arrabbiata quando faceva i capricci, mi sono emozionata davanti ai suoi progressi, mi sono riempita di orgoglio per i suoi successi (anche e soprattutto quando applicati alle vacanze al mare).

Ho guardato Mini crescermi tra le mani (letteralmente) di settimana in settimana, come un prolungamento del pancione. Io e lui immersi nell'acqua. Insieme.

E' finito. A giugno era finito il nido, un progetto meraviglioso che lo ha trasformato da bebè al nanetto autonomo e arguto che è oggi. Portarlo al nido è stato un mio impegno, un momento della giornata che ho difeso da tutti, dal lavoro, dalle nonne, dal papà. Mi si è un po' stretto il cuore l'ultima mattina. La materna è un'altra storia, è una "scuola". E ora questo. A gennaio inizia il corso di nuoto per i bambini grandi. Senza di me. Il mio "topo" non cammina più con me mano nella mano.

E' giusto così ovviamente, è fisiologico, è naturale e sereno perchè è così che deve essere, perchè è così che voglio che sia. Io sono bravissima (davvero), accompagno lui e me a questi distacchi con un gran sorriso ma vorrei tanto stringerlo forte in braccio e sbaciucchiarlo fino a perdere il fiato. Invece lo saluto con un virile cenno della mano quando entra in classe alla materna e a gennaio lo guarderò nuotare seduta in platea. Vicina (perchè lo sarò sempre) ma da lontano.

La vera verità è che quando i bambini piangono al momento del distacco dalla mamma, tutte soffriamo ma...dentro dentro dentro dentro un diavoletto sogghigna perfido perchè il bambino piange con le altre e non con noi. E' l'amore che esce dalla pancia, quello carnale, quello un po' perverso che fa pensare "con me sta meglio". Però lo si lascia, si fa tacere il diavoletto e si usa la testa…è giusto così ma è difficile. E a 3 anni mi sa che è solo l'inizio di tutti i mille tagli al cordone. Non quello fisico…per quello basta uno zic…quello che non si taglia mai del tutto ma che si lisa lentamente ogni volta che i nanetti fanno un passo lontano da noi.

martedì 18 dicembre 2012

A Natale le mamme sono più...buone?

La mamma del terzo millennio ha mille risorse. L’attrice drammatica è quella che le riesce meglio, è il “cappello” che le toglie la metà delle fatiche delle mammemedie.
Sono giorni convulsi, come capita sempre nel periodo natalizio. Sembra sempre che si avvicini la fine del mondo (che poi pare che quest'anno … mah). Tutti corrono, le agende si intasano, non si capisce più dove si cena e con chi. Ci si deve salutare a tutti i costi.
Il Natale 2.0 è un po’ più tranquillo per svariati motivi: gli aperitivi primadinatalecosìcisalutiamo sono i primi a saltare. Le cene cosìciscambiamoiregaliconcalma si centellinano perché bisogna presentarsi con un regalo per i presenti (e ormai i presenti sono almeno 4 per ogni nucleo famigliare invitato) e bisogna calcolare anche: babysitter, nonnisitter, taxi, orari contenuti…insomma, complicato. Rimane il più sicuro brunch domenicale che a Milano è un must tutto l’anno, figuriamoci a Natale.
In questi giorni, alla faccia della crisi che ci svolazza sulla testa come un uccellaccio del malaugurio, i negozi sono pieni, soprattutto quelli per bambini e proprio qui prendono vita i migliori siparietti che nemmeno i fratelli De Filippo. Mamme, zie, nonne, mille donne unite con uno scopo: accaparrarsi il regalo, lo sconto, l’omaggio. Nei 50 minuti della pausa pranzo.
Chi perché la collega solerte ha portato i ragli per tutti i figli di tutti i reparti e bisogna recuperare sul filo di lama. Chi perchè l’atmosfera natalizia è una resina appiccicosa che intrappola , anche le mamme che fanno finta di niente. Chi perché è una mammachenonhamaitempo durante l'anno e recupera a Natale. Di solito ha il tacco 12 Laboutin (anche quando nevica), l’I-pad in mano, un sacco di carte di credito. E una gran faccia tosta!
Quella è la mamma che svolazza nei negozi con l’aria rilassata e serena di chi non vede la folla degli “apocalittici” che la circonda: sceglie con cura i giocattoli, raggiunge sorniona la cassa, scavalca la fila agitata come le bolle della coca cola e, poco prima della meta con gli occhioni del gatto con gli stivali e il fiatone da attrice consumata supplica a mezza voce la cassiera di farla passare davanti perché ha “un appuntamento in studio, glielo giuro che ho un appuntamento, davvero. Signora la prego. Pago soltanto, vengo dopo a ritirare…la prego, vi prego, sono i regali per i miei bambini, io sono di Roma, non li vedo mai...sa, il lavoro!” Oliver Twist a confronto era un serial killer.
Le mamme in coda sono inermi - sono le 13.30, il loro cuore che sanguina amore natalizio, non è il momento per discutere - la fanno passare rassegnate. La cassiera emette lo scontrino, la mamma ringrazia e corre via cinguettando ringraziamenti strappacuore.
La stessa mammetta esce dal negozio, gira l'angolo, si ferma ad accendere una sigaretta, a controllare le mail sul telefono con schermo a 24”, si sitema il rossetto, chiama un’amica e riparte libera e soddisfatta verso un altro negozio per continuare il suo giro di regali di Natale.
L'ho vista con i miei occhi. Ma non era che a Natale siamo tutti più buoni? Ma se questa mamma è “più buona” così, quando è “cattiva”, com’è? La famosa rete di mamme che ti salva la vita ha qua e là delle smagliature in cui inciampare è pericolosissimo, perché se questo è quanto in un negozio affollato a Natale, come funziona ai colloqui con gli insegnanti a scuola?

mercoledì 12 dicembre 2012

Divertenti perle di cultura - 2

"Amore, conosci i nomi dei 7 nani?"

"Sì, certo: MIMMOLO, CUCCIOLO, PAOLO...mmmhh...non me ne ricordo più"


(Ipse dixit)

lunedì 10 dicembre 2012

La verità sul Natale 2.0

Per me Natale è sempre stato magico anche se ho capito che molta magia è figlia della TV. Sono vittima - consapevole - di tutta la TV più o meno trash dalla fine degli anni '70 ad oggi...compreso. Sono cresciuta guardando Samantha decorare l'albero con Darrin e Tabitha, ho guardato Caroline Ingalls impastare pan di zenzero con Mary e Laura, mentre Charles suonava il violino davanti al camino acceso. Oggi ascolto come Vangelo Nigella Lawson preparare manicaretti natalizi in una casa addobbata a festa, tanto da sembrare un negozio di addobbi. Mi rilasso ascoltando Csaba della Zorza che cucina mentre (mentre?!) addobba l'albero con i suoi figli e due loro amichetti (cioè 4 BAMBINI CONTEMPORANEAMENTE), con il camino acceso e una calma serafica che nemmeno Giobbe mentre i bambini trotterellano attorno all'albero, posando delicatamente una decorazione in cristallo di boemia su un ramo ovviamente quello perfetto.
Giovedì scorso toccava a me! Mi son guardata attorno e ho visto il sogno di una vita realizzato: la mia famiglia, i miei bambini. E per loro ho affrontato il freddo della sera per smontare lo sgabuzzino del terrazzo dove era sepolto l'albero di Natale e lo scatolone delle decorazioni. Mini saltellava di gioia, io saltellavo dal freddo ma avevo il cuore gonfio d'amore festante. Ho aperto l'albero e l'ho montato per farlo respirare un po'....puzzava di polvere e di...Milano. Il pavimento era uno schifo di aghetti, avevo le mani nere, era davvero poco edificante, poco elegante ma...l'atmosfera natalizia già bussava alla mia porta.
Venerdì pomeriggio Mini mi ha supplicato di fare l'albero, di mettere le decorazioni perché "lui adora le decorazioni", le ha sempre adorate "anche quando era piccolo" (mah). Era così felice ed entusiasta, non si poteva ignorare. Fuori la neve, in casa Michael Boublè cantava "I'll be home for Christmas", l’infuso di agrumi profumava il soggiorno, Mini apriva felice le scatole (tutte) con le palline dell'albero (tutte). Mancavano Samantha, Caroline, Csaba e Nigella per festeggiare con loro tutta questa poesia.
Poi forse il CD era rigato, come i vecchi vinili, oppure era taroccato...perché lo stereo improvvisamente cantava ''We Wish You A Metal Christmas and a Headbanging New Year" con una chitarra metallica che gracchiava. La tisana di agrumi si era raffreddata e faceva schifo. Il pavimento della sala era un tappeto di palline di natale rotolanti. Micro tentava il suicidio infilandosi in bocca qualsiasi cosa le capitasse sotto mano e gattonava in mezzo a palle, palline, pallette, glitter, boa e cavi della luce. Mini dopo aver svuotato qualsiasi scatola contenente qualsiasi cosa, aveva appeso tutte le palline glitterate, tutte assieme, vicine vicine sullo stesso ramo e stava brandendo il puntale come una spada samurai urlando "en garde", i cuscini del divano erano la pedana e lui saltava piccolo Aldo Montano in erba.
Dopo circa mezz’ora di delirio Mini si è arreso, ha alzato bandiera bianca e dichiarato: "Sono troppo stanco per continuare. Mamma, finiscilo tu l'albero". Micro è scoppiata in un pianto isterico per essere stata messa in sicurezza nel box. Maxi ha detto che non era accettabile il soggiorno in questo stato ed è andato a fare la spesa e mi ha citofonato la suocera che veniva a vedere i nipoti!
Il mio cuore si è sgonfiato d'amore e si è gonfiato dell'whisky che ho scelto come confort drink natalizio. Adesso però voglio intentare una class action contro tutto ciò che mi ha indotto a pensare che addobbare l'albero in famiglia fosse una festa d'amore. Sicuramente si tratta di un astuto Marketing Manager senza figli che passerà il Natale a bordo piscina in un albergo di Copa Cabana con un albero sintetico fatto di rami a led.

martedì 4 dicembre 2012

Amiche, emozioni, libertà e tunnel...

Ieri è stato il giorno delle emozioni.

Ieri pomeriggio l’emozione della libertà di fare qualcosa per me: incontrare Nigella Lawson, una foodwriter che seguo con passione da tanti anni. E’ la rappresentazione del piacere di essere donna, mamma, cuoca, ospite, amica. Un condensato di sensualità e joie-de-vivre. In coda per l’autografo, senza tutte le sovrastrutture dei ruoli, con un'altra ragazza con cui condivido la stessa passione senza competizione…ero libera, felice.

Ieri sera l’emozione di trascorrere del tempo di qualità con un’amica che vedo poco ma che è un punto di riferimento importante e condividere con lei pensieri e riflessioni.

Molti anni fa, molto prima che squillasse l’orologio biologico del senso materno, quando le mie amiche hanno cominciato a figliare, io guardavo, ascoltavo e…”prendevo appunti” su modi e maniere per essere mamma. Si è costruito una sorta di “libretto rosso” (l’ho sempre chiamato così) di tutti i “mi piace” o “non mi piace” delle mamme che avevo attorno. Quando (finalmente) è stato il mio turno, per ogni singolo argomento avevo una panoramica di opzioni tra cui scegliere e costruire così il mio “modus” di essere mamma. Un manuale vivente di consigli e situazioni.

Avevo mentalmente diviso il mio “libretto rosso” per mamma (tipo, relazione, status) e per situazione (quotidiana, eccezionale, propedeutica, ludica) e lo consultavo ogni volta che avevo dei dubbi. Con il tempo la cerchia di mamme che hanno contribuito alla stesura del mio “libretto” si è consolidata e soprattutto ristretta, alcune mamme sono diventate vere e proprie opinion leader.

L’ospite di ieri sera era proprio una di quelle che più hanno influenzato alcune scelte concrete o educative o indirizzato il mio modo di costruire il ruolo di genitore e il rapporto con i figli.

Oggi lei è fuori dal tunnel, ha chiuso passeggini e fasciatoi e finito le pappe. Oggi lei comincia a parlare, viaggiare, condividere. Io invece sono proprio a metà del guado: passeggini, pappe, pannolini, fasciatoi e ghe-ghe che in questi giorni mi pesano tanto. Così tanto che non è nemmeno giusto dirlo ma è così. A lei tutto questo manca, tanto. Io invece ora sento il peso dei 40 anni anche nella distanza dai nanetti.

Parlando di “fine del tunnel”, abbiamo analizzato il suo giusto orizzonte: l’infinito.

Quando finalmente i bambini cammineranno da soli, sarà il momento di insegnargli a camminare al nostro
fianco. Poi il momento di fare in modo che gli piaccia camminare al nostro fianco, e poi ancora il momento di trattenerli al nostro fianco pur lasciandoli andare via…e così per tutta la vita. E questo si può fare soltanto offrendo ai figli lo spazio per essere persone, separate e unite a noi. E il guado non finirà mai. Ogni traguardo è un nuovo inizio, senza soluzione di continuità.

Avevo ben previsto il viaggio eterno dell’essere genitore ma in questo momento i passeggini pesano così tanto che l’orizzonte era sceso a un più terreno impegno a “tempo determinato”, fino alla fine dei pannolini. Fino a ieri sera. Stamattina correndo agli asili ho stretto forte la mano di Mini, sperando di tenerla davvero sempre con me.

Queste sono le mamme il cui confronto e conforto è guida e non competizione, questa è la libertà delle emozioni e delle relazioni. Queste sono persone che hanno uno spessore così importante che il ruolo di mamma è solo uno dei tanti. Queste sono le Amiche di cui abbiamo bisogno perché le fondamenta della nostra anima siano sempre più salde.

venerdì 30 novembre 2012

Femmine contro Maschi...di notte

I figli li fanno le donne e ci sono tanti perchè.

Succede che Micro decide di ballare la conga per un'ora e mezzo in piena notte. Nel silenzio avvolgente e profondo dell'una del mattino. Lei strilla, urla, strepita, ringhia. Io la lascio strillare, urlare, strepitare, ringhiare. Poi mi alzo perchè strilla troppo, la recupero perchè è ultrasonica, vado in bagno, accendo la luce, le lavo il naso e i decibel hanno ucciso un cervo a bergamo, passeggio in corridoio, passeggio in soggiorno, le preparo la camomilla, apro e chiudo la porta del corridoio, lei si calma e io la riporto a letto. Dopo pochi minuti la giostra riparte. Così per un'ora e mezzo.

Succede che trovo Maxi e Mini stamattina in cucina a giocare a carte (...). Freschi come due fiorellini di campo, complici nella loro partita a scopa con le cartine di Cars dell'esselunga.

Succede che i maschi sorridono carezzevoli: "buongiorno a tutte e due, avete dormito bene?"

SGRUNT...

martedì 27 novembre 2012

Un tranquillo weekend di...gòmito

Venerdì ero in ferie perché abbiamo comprato lavatrice, lavapiatti e frigorifero nuovi (argh) e ce li consegnavano proprio venerdì mattina.
Venerdì Maxi era in ferie perchè...vabbè, perchè è così per ora. Con l'occasione abbiamo passato la giornata insieme. Cioè: io in cucina a smontare, pulire, spostare e lui sul divano a lavorare al computer.

Era tutto troppo....troppo insomma...

Ore 14:00 chiama il nido: cartellino rosso per la piccola. Gòmitando (sic) aveva centrato la compagna che dormiva accanto a lei e la maestra…praticamente un cecchino. Maxi va a prendere la piccola, la nonnabenedettadalcielo va a prendere Mini e io resto con i mobilieri (perchè per cambiare il frigo è d'uopo cambiare mezza cucina) a disperdere la dispensa in giro per casa.

Ore 17:00 l’ordine sembra ristabilito: Micro si è ripresa e ride, Mini gioca con le macchine e la cucina è un caos…calmo. Ma l'entropia è dietro l'angolo: mi sento male! Nooo…dobbiamo uscire a cena stasera, c'è qualcuno che sta impastando tagliatelle e sfornando biscotti per me. Domani abbiamo una merenda con bambini. Domenica abbiamo una merenda con bambini + bambini. Lunedì una cena con gli amici che non vediamo mai. E’ un weekend perfetto…non ci posso credere, non è possibile. Se riposo mi riprendo, vero? Falso! Passiamo inesorabilmente a DEFCON 3.

Ore 21:00 non mi arrendo all’ineluttabile. Decido di barcollare lo stesso alla cena giurando che ce la posso fare. Usciamo da casa e contemporaneamente la mia anima esce da me. Tralascio l'esito della cena. Serata splatter a casa degli amici ma con elegante indifferenza.

Ore 23:00 mi arrendo alla ttt: tutone, tachipirina, tisana.

Inutile dire che annullo gli impegni di sabato. Per domenica aspetto, passerà.
Sabato va meglio e a pranzo scendiamo al terzo piano perché lì sono figlia e non mamma e si prendono ancora cura di me. Pranzo affollato. A tavola siamo in 9: noi 4, i miei genitori, vinithabenedetta e i suoi due bambini. Sarà una strage.
Sabato sera Maxi inizia a barcollare. Ce la fa, ce la fa…non ce la fa!

Inutile dire che annullo gli impegni di domenica. Per lunedì aspetto, passerà.
Domenica passiamo la giornata in casa, chi si ripiglia (la mamma), chi scrive le sue memorie (il papà). Fino alla telefonata del terzo piano: colpiti e affondati anche loro. Siamo a DEFCON 2. Allarme rosso.

Inutile dire che annullo anche i programmi di lunedì. Ormai lo scopo è la sopravvivenza.

Il totale della strage del weekend è il seguente: 4 abitanti del quinto piano. 2 abitanti del terzo piano (di cui uno con una costola incrinata per essere caduto dal letto), 1 dei bambini di vinithabenedetta e….il cane dello zio barbuto! Gastroenterite virale per tutti.

Aveva iniziato Mini martedì scorso, pensavo non avesse digerito. Ecco perchè non faccio il medico!

mercoledì 21 novembre 2012

Amici, figli e folla

Qualche anno fa (ma pochi, giuro,davvero pochi)  se veniva la voglia di vedere gli amici B, si mandava un sms (meglio una mail di gruppo…eravamo già moderni) per organizzare un aperitivo per la sera stessa. Tempo necessario: 15 minuti.
Oggi se viene voglia di vedere gli amici, magari anche con altri amici servono svariate mail, meglio skype che è chic e non impegna (o whatsApp per quelli più evoluti), il  controllo di svariate agende per organizzare un brunch (e che milanesi saremmo altrimenti!), una merenda, un pranzo, insomma per vedersi di giorno mentre l'apertivo è nel cassetto a fare la muffa. Perché? Perché siamo diventati metà di mille! Perché abbiamo tutti delle cozze attaccate alle caviglie.
L'aperitivo era un modo per rilassarsi dopo il lavoro. Oggi il lavoro è un modo per rilassarsi dopo il brunch.

Ieri seduti (stravaccati) sui divanoni dei locali alla moda si risolvevano i problemi del mondo. La serata iniziava con 4 amici al bar e finiva in una dozzina di amici al ristorante. Erano serate “medusa”: ci si lasciava trasportare dall’onda, dall’ispirazione, dal momento e poi, come dice Maxi che è terrone: “come arrinesce poi si cunta” (che più o meno significa che il mal di testa del giorno dopo ti ricorda che è stata una bella serata).
Poi un’amica è rimasta incinta e abbiamo brindato tra mille gridolini di gioia. Poi l’amica si è palesata all’aperitivo con un enorme passeggino (bambini piccoli = accessori giganti) da sistemare tra i divanoni…vabbè, facciamo che stiamo in piedi che le gravide non si rialzano più dai divanoni e le non gravide non vedono dentro l’enorme passeggino e intanto si brinda a un’altra pancia abitata e via così senza soluzione di continuità tra pance e brindisi. Finché non bevono solo i maschi perché le femmine hanno la pancia abitata o le tette farcite. In entrambi i casi bevono solo infusi.
Poi nel locale alla moda non ci stavamo più, i bambini nei locali rompono, le mamme devono allattare, svezzare, cambiare pannolini, cullare gridolini, i papà devono salvare la vita al nano di turno che si vuole suicidare tirandosi addosso la teglia di farro freddo.
Allora ci si ritrova in casa, come domenica scorsa. I padroni di casa di solito hanno il trasloco il giorno dopo quindi gli atti vandalici sono ben accolti oppure devono espiare delle colpe e lo fanno lasciandosi distruggere la casa. Domenica eravamo "solo" 3 misere coppie di amici ma i B sono in 4, gli R sono in 5 (più quadrupedi), noi 4 (con passeggino)…una folla! 
Per vedere gli amici bisogna fare prima i conti: il locale alla moda non basta, ci vuole una sala banchetti con parcheggio coperto per passeggini, pattini e skateboard, zona cambio pannolini e deposito borse e borsoni con i cambi delle emergenze. Tavolo per i grandi e tavolone per i piccoli, che sono più di noi (perché qualcuno figlia davvero tanto). Zona gioco insonorizzata (magari!) e imbottita (magariii!).

E’ divertente, allegro, rumoroso, stancantissimo, complicato, affollato. Ma era così anche quando noi eravamo figli...ma all'epoca non sapevamo contare.

Ci si saluta all'arrivo con entusiasmo, gioia di ritrovarsi e la speranza di raccontarsi e poco dopo (perchè non si sa cosa sia successo in mezzo ma la giornata è già finita) ci si saluta all'uscita con la certezza di non essersi detti niente, anzi di non essersi proprio incontrate. Sì perchè con 6 bambini e un poppante si comincia un discorso all’ingresso, e lo si finisce il giorno dopo, via mail. Questa è la socialità 2.0.

L'importante è non notare i mariti seduti in terrazzo a fumare e a continuare a risolvere i problemi del mondo.


lunedì 19 novembre 2012

School run...de noantri!

Ho scoperto in questi giorni che partecipo alla School Run. Che poi è una cosa stylish...fantastico! Io che esco come una scappata da casa e faccio la spesa con il pigiama sotto il cappotto... A Milano, dove ormai parliamo brookolino, noi donne che non abbiamo niente da fare facciamo le Run di moda e ne facciamo oggetto di studio e di trend (giust’appunto)
Prima del bebè esiste la Coffee Run in ufficio. Da sempre il momento peggiore della giornata: la sfilata avanti e indietro per andare e tornare dalla macchinetta del caffè. Senza cappotto, senza palandrana che nasconde. Pantaloni troppo aderenti sul segno degli slip, calza smagliata sul ginocchio (dietro, dove non si vede), foglia di acero incastrata nel tacco (dietro, che striscia tutto il corridoio), gonna che segna i fianchi, camicia troppo stretta in vita, uscita un po' dal cinturino della gonna, golfino troppo corto, giacca che non si chiude perfettamente...oltre a tutte le altre tragedie del nostro outfit che al momento di uscire di casa sembrava perfetto e che invece lo scanner impietoso dei colleghi lungo il corridoio sottolinea e trasforma in argomenti di conversazione da mensa. Ho smesso di bere caffè.
Quando diventi mamma si aggiunge la School Run. L’iscrizione avviene automaticamente al momento delle dimissioni dalla clinica ostetrica. Tecnicamente è l'abitudine di portare i figli a scuola in macchina e svagonarli in una "corsia preferenziale" davanti alla scuola ma come tutte le parole anglo-simpatiche è anche la sfilata di moda delle mamme che portano i bambini a scuola. E' la scelta dell'outfit post pigiama che poi pare sia il primo che si indossa al mattino per portare i figli a scuola. Perchè la mamma seria poi torna a casa e si cambia! No comment!
In effetti una mattina ho incontrato un'amica (la solita amica gnocca che nessuna di noi vorrebbe) che portava i bambini a scuola. Le ho proposto un caffè al bar all'angolo ma mi ha detto che doveva andare di corsa a casa: di lì a poco ci sarebbe stata una riunione di classe e doveva andare a cambiarsi e truccarsi perchè non si poteva andare alla riunione vestiti così. Ora, la gnocca in questione è siffatta: mamma alta e slanciata, fisico perfetto con jeans attillato, stivale piatto in camoscio, cachemire a collo alto, filo di perle, capelli raccolti a coda e orecchino in brillante. Ma vuoi scherzare? Io vestita così andrei alla Scala!
Ho fatto uno studio in questo periodo e ho notato che in effetti esiste un dress code a Milano per la School Run: jeans o tutta nera; sneakers o ugg; maglietta bianca e maglione a V o maglione oversize; capelli finto nonmisonopettinata (ma sono meravigliosamente scompigliati) e occhiale gigante da sole di rigore anche in inverno! Hollywood della bassa padana!
MA SCHERZIAMO?? Io porto la 46, alle 7.30 vesto me, Micro, vado al nido in macchina, torno a casa, recupero Mini, il mio pranzo al sacco, il mio libronontistressaresuimezzi, Mini, corro alla materna, poi corro (letteralmente) a prendere l'autobus e la metro per arrivare in centro trafelata facendo finta che non sono le 9.45! Mi ci manca la sfilata di moda. Mi vedrei proprio adatta al ruolo: entrare come un’erinni alla scuola materna, cambiare Mini inginocchiata per terra mentre perle di sudore pezzano la mia camicia e segnano il trucco (perché sarei anche truccata ovviamente). O meglio ancora arrivare in ufficio alle 11 perché devo andare a cambiarmi. O più di tutte: arrivare in ufficio in divisa da SchoolRunMilano. Il mio capo mi fa run fino a Viggiù per poi non volermi più!

giovedì 15 novembre 2012

Imbarazzanti perle di cultura - 1

Stamattina ore 7:30 a colazione:

"Mamma sei come una Venere acchiappamosche"
"umpf….???" (alle 7:30 questo è ciò che di più intelligente posso produrre)

"Sì, la Dionea che mangia le mosche e i piccoli insetti, si chiama anche Venere acchiappamosche"
"??? umpf…che cavolo stai dicendo Mini?" (dottissima citazione TV anni '80 che la mia generazione rispolvera senza fatica)

"Me lo ha detto il capotreno, le piante carnivore mangiano gli insetti e poi li digeriscono, come la Venere acchiappamosche o la drosera"

"Umpf…grazie Mini per questa lezione di biologia"

E poi dicono che la televisione non serve ai bambini. La perla arriva dal "Treno dei dinosauri" cartone animato del canale 624 di Sky di cui Mini si nutre avidamente. Mi guarderò bene d'ora in avanti di dirgli di spegnere…

PS anche io ho citato la tv ma ai miei tempi non c'era Sky!

lunedì 12 novembre 2012

Perchè le calze odiano le donne? Ovvero quello che le donne non dicono...

Sicuramente le calze odiano me e non capisco cosa ho fatto di male per meritarlo.

Il 21 settembre finisce l'estate e comincia il conto alla rovescia verso l'inesorabile: le calze! Ma prima scendono in campo le manovre diversive: pantalone lungo, mocassino, jeans, sneaker…praticamente legittima difesa. Una mattina però non basta più, il generale inverno viene a riscuotere il suo debito di quotidiano fastidio.

Il gambaletto (si è orrendo ma non è questo il punto) stringe il polpaccio e ferma la circolazione. Con quel laccio emostatico non scorre nemmeno una goccia di sangue, complice anche le 8 ore sedute su una sedia. Ora di sera la gamba sembra tagliata in due, sotto il ginocchio c'è un solco viola e un evidente principio di cancrena. E al mattino ci tocca replicare perchè le alternative sono anche peggio.

Le calze di cotone sono incompatibili con le gonne e con le scarpe "da ufficio" e poi scivolano, scendono indecorosamente fino alla caviglia e tirarsi su le calze non è esattamente un gesto da riunione-con-il-capo o colloquio con la maestra della scuola dei bambini davanti a cui cerchiamo di sembrare persone serie e composte mentre invece stiamo pensando che ci cadono le calze.

I fantasmini (sì sono orrendissimi ma anche in questo caso non è questo il punto) si vedono, quindi...che fantasmi sono.  Si attorcigliano sotto il piede, dentro la scarpa, formano un'orrenda palletta che fa spessore - ovviamente quando non è il momento per rimediare. Senza fantasmino la vescica è libera di esprimere tutta la sua allegra presenza per cui ci tocca camminare come sulle uova. Ovviamente il giorno in cui dobbiamo andare ovunque dentro e fuori dall'ufficio.

Le parigine stanno su solo ai manichini dei negozi che le vendono. Ne ho un paio, ogni tanto provo a metterle ma stanno al loro posto solo dalla camera da letto all'ascensore, quando è troppo tardi per qualsiasi alternativa quindi…jeans e sneaker finta scarpa.

Le calze autoreggenti quando va bene si vulcanizzano sulla coscia lasciando esondare un orrendo rotolo di ciccia per ogni gamba che sfregando tutto il giorno provoca una striscia di pelle viola che brucia e ci costringe a camminare a gambe larghe - davvero poco femminile. Quando va male, il processo di vulcanizzazione non funziona e in metropolitana cominciano la loro inesorabile discesa. Che significa arrivare in ufficio reggendo le autoreggenti e supplicare una collega di andare a comprare un paio di collant.

Last but not least il collant. Il diavolo, belzebù, il demonio della vita delle donne: troppo stretti sul cinturino (il peggiore dei mal di pancia), corti tirano sul cavallo, larghi scivolano per cui il cavallo scende fino alle ginocchia. Si smagliano per un nonnulla, nel punto sbagliato, il giorno in cui non abbiamo il ricambio in borsa. Indossare i collant vuol dire scommettere: anelli, bracciali, unghie non perfette, pellicine sporgenti, la cucitura della sedia, una sistemata troppo vigorosa e la smagliatura è in agguato. Puntualmente ce ne informa la solita solerte collega che indossa pantaloni e stivali.

Tralascio l'orrenda giornata di chi sceglie il reggicalze, i collant contenitivi, i collant "tutto nudo" che senza cinturino scivolano, i leggings (in inverno ci vuole un calzino anche con i leggings) e altre diavolerie moderne.

Una via crucis quotidiana la cui salvezza è la domenica: jeans, calzettone slabbrato e stivale.

Atteso però che il galateo comanda che le donne di classe in città non escano mai con la gamba nuda, o io sono una donna di campagna oppure il galateo è stato scritto da una donna moooolto magra oppure da qualcuno che odia davvero tanto le donne di città.


mercoledì 7 novembre 2012

Autocoscienza materna

Sono una mamma cattiva perchè:

1. non mi piace giocare con i bambini, non so disegnare, non ho fantasia per i giochi di ruolo. mi sforzo, loro lo capiscono, si annoiano e litighiamo.

2. non mi piacciono i bambini al ristorante soprattutto di sera. i miei bambini non escono la sera. mai. a tavola non sono multitasking, se devo ordinare, mangiare, chiacchierare, non riesco a farlo per tre.

3. i miei bambini vanno a letto alle 9, anche a capodanno. dopo le 9 l'amore diventa faticoso.

4. mini mangia seranamente del calmierato junk food.

5. i miei bambini vanno al nido da quando hanno 7 mesi. anche con la tosse.

6. la sera si cena guardando il telegiornale e lo si commenta. anche con mini.

7. non porto i bambini al parco, allo zoo, alla sfilata di carnevale, alla fiera dei giochi, al museo interattivo. a me non piacciono, non sarei credibile

8. mi piace lavorare, mi piace avere una vita che non sia quella dei miei bambini

9. non mi piacciono le congregazioni di mamme. le mamme parlano solo di bambini. in gruppo sono irragionevoli, irraggiungibili e competitive.

10. i miei bambini non studiano le lingue, non suonano uno strumento, non danzano bejart e non ascoltano chopin. giocano con il pongo e le macchinine.

e

+1. ogni tanto urlo, strepito e mi trasformo nella strega cattiva delle favole. urlo così tanto che dopo mi fa male la gola e mi viene tanta voglia di...

...

Sono una mamma buona perchè:

1. leggo favole, libri, giornali. faccio le voci e invento storie per ogni disegno, ogni fotografia. non mi stanco mai, anche di raccontare sempre la stessa storia.

2. sono già orgogliosa di quello che sono, non di quello che sanno fare. per il futuro ci attrezzeremo.

3. rispondo alla valanga di "perchè" dei 2 anni sempre volentieri. è un modo per rileggere il mondo daccapo e scoprire che il mondo non è un posto così brutto dove vivere.

4. non mi stanco mai di chiacchierare con mini. è uno spasso di parole buffe, di pensieri puri, di contorsioni complesse ma con una logica stringente. una sfida intellettuale di tutto rispetto.

5. mi godo con incosciente tenerezza lo sguardo complice e goloso di mini davatnti al cioccolato. è un momento di passione pura, un secondo di amore perfetto e complice che lascia il segno e poi scompare perchè trasgredire qualche regola insieme e in sicurezza è adrenalina pura.

6. li guardo crescere con reverenziale stupore e curiosità, lo ritengo un privilegio di cui ringrazio ogni giorno. si sono fatti aspettare e non è stato facile ma quello che danno è inversamente proporzionale al dolore dell'attesa.

7. mini mi fa ridere come poche persone. e ridere con mini dà un gusto speciale alla vita.

8. adoro guardare micro che si scioglie in sorrisi sdentati e incontrollabili quando vede noi altri abitanti della sua casa, noi che le siamo stati assegnati per caso e con cui dovrà imparare a convivere (e ne sembra felice).

9. dopo un litigio, un urlo, uno sgrido, un castigo, quando la strega cattiva se ne va, mi siedo sul divano, abbraccio forte mini, ci chiediamo scusa e facciamo la pace con calma con rinnovata passione.

10. considero un lusso passare la domenica a casa in pigiama perchè essere tutti e 4 felici di stare tra 4 mura è la formula perfetta per crescere famiglia.

domenica 4 novembre 2012

C'è posto anche per me?

Quest'anno ho trascorso un'estate lunga e strana, molto piena e molto vuota. Molto piena dei miei bambini e molto vuota dei miei amici e del mio tempo. Quindi il tempo me lo sono inventato, e forse un po' anche gli amici ma questo è un altro post.

Il tempo inventato l'ho dedicato a me e a alla rete, alla blogosfera, al mondo virtuale di cui sapevo (e so) poco ma ho capito che volevo farne parte ed ecco il diario.

Adesso però mi vengono i dubbi (e la tremarella): ci sarà posto anche per me in questo mare magnum di parole, di esperte blogger, di mamme-sapone (a cui non puoi dire niente che già non sappiano), di donne che possiedono la pietra filosofale e non hanno più niente da scoprire, di geniali femmine dominanti che conoscono la ricetta perfetta per qualsiasi cosa e non vedono l'ora di insegnarla…c'è posto anche per me che sono  medio-mamma, medio-moglie e medio-medio? Che non ho la ricetta magica, che non ho la penna di Flaubert nelle dita, che non ho il fuoco sacro del sapere da diffondere?

Per ora scrivo qui come una volta scrivevo sulla Smemo, qualcuno la ricorda? Era la Bibbia delle adolescenti degli anni '80, un blog ante litteram su cui si scrivevano i pensieri e poi li si faceva commentare alle amiche (gruppi eletti di fanciulle capaci di aggrovigliare in decine di pagine la nostra crisi brufolosa). Oggi la Smemo di carta mi incute un po' di timore nostalgico e ho scoperto che sono anziana e ho l'artrite incipiente, scrivere a penna mi stanca da morire e sono lenta. Ecco il perchè del diario digitale.

Per ora scrivo i miei pensieri perchè compiere quarant'anni, ritrovarsi mamma, riscoprisi famiglia dopo 10 anni di faticosa, allegra, complice, triste, pigra e meravigliosamente sonnolenta vita di coppia…ecco sbarella un po' gli equilibri e il senso di sè e ho bisogno di ritrovarmi. Di tornare indietro per andare avanti, di parlare un po' tra me e me e forse anche tra e me e chi mi vuole leggere. Sempre che ci sia davvero spazio anche per me.

Ci sono blog di mamme che la raccontano in tutte le salse, ci sono blog di salse che raccontano di tutte le mamme, ci sono blog di qualsiasi argomento. Qui non ci saranno risposte ma solo pensieri: un diario, la mia vita 2.0, il lavoro, le cene di prosciutto e formaggio perchè "non ho voglia", la vita a Milano che non è più vita, gli amici…insomma chiacchiere.

Ai POSTeri l'ardua sentenza.

venerdì 2 novembre 2012

Sbalzi d'umore e…d'amore

Stamattina in spiaggia:

"Mamma ci sposiamo? Io ti voglio tanto bene" 

Cui segue il colpo di grazia:

"Mamma ci baciamo sulla bocca?"

Colpita e affondata.


Stasera dopo cena:

"Mamma, sono molto arrabbiato con te, sai? Non ti sopporto proprio più"

"Usteria, e cosa ho combinato per meritare tanto livore?"

"Perchè non giochi con me, e quindi non sono più tuo amico"

"Ma topo stiamo facendo il puzzle di Saetta che hai scelto tu e prima abbiamo colorato i dinosauri come hai detto tu e abbiamo anche fatto la gara con le macchine e hai vinto sempre tu?"

"Sì ma mi hai detto che dopo il puzzle devo andare a lavarmi i denti per andare a nanna, quindi adesso sono arrabbiato con te."

F.to Diaz

giovedì 1 novembre 2012

Traslocare per…3 giorni di ponte!

Prima di avere figli, io e Maxi viaggiavamo in moto, soli, liberi e leggeri.

Avere una moto vuol dire viaggiare con il necessario, con un bagaglio mignon.

Avere due figli vuol dire traslocare con il necessario e il non necessario in dimensioni ciclopiche (bagaglio e…bagagliaio).

Siamo venuti al mare per trascorrere questo ponte. Siamo venuti con una macchina grande, grandissima, gigante. Piena, pienissima, straripante di bagagli e dobbiamo stare qui solo due giorni…e abbiamo SOLO 2 figli.

In questi anni ho capito che il guaio dei bagagli-con-figli è lasciarsi trasportare dal "non si sa mai". E' il canto delle sirene che intrappola la mamma-media come me.

Stamattina abbiamo caricato una borsa per noi due con dentro anche più del nostro necessario più:
-passeggino multiaccessioriato per la pioggia, per il freddo, per il sole..."non si sa mai"
-lettino da campeggio per Micro (quello di Mini è già in loco)
-seggiolino portatile per il pranzo per Micro
-cesta con derrate alimentari per lo sbarco in Normandia
-due sacche per i bambini: tutone in lana se fa caldo, in pile se c'è vento, imbottito se fa freddo, doppio pigiama per entrambi, "in caso"; doppio sopra pigiama per entrambi perchè non sappiamo la situazione riscaldamenti, stivali da pioggia per Mini, in caso di pioggia e adidas per correre in spiaggia, calcolati 2 cambi al giorno in caso di necessità per 3 giorni (fate i conti)
-giacche e giacconi di pesi diversi "nel dubbio"
-sacca portatile con cambi per stare fuori casa (fasciatoio portatile, trusse portatile…odio questa parola…è un'altra sòla della maternità, i bambini non hanno niente di "portatile")
-medicine, giochi, libri, dvd etc…"giusto per sicurezza"

Ci sono più accessori nella macchina di due genitori che in un auto di lusso. E per di più sono inversamente proporzionali alle dimensioni dei bambini: più questo sono piccoli, più i loro accessori sono grandi.

La cosa buffa delle famiglie è questo boot camp del weekend fuori porta: preparare le valigie, caricare la macchina, scaricare la macchina, disfare le valigie. Preparare le valigie, caricare la macchina, scaricare la macchina, disfare le valigie, caricare la lavatrice, caricare la lavatrice, caricare la lavatrice...

Tutto in 72 ore di cui: 12 ore non consecutive di relax contro 60 di boot camp fatto apposta per dare un senso vero al lunedì mattina.

martedì 30 ottobre 2012

Sabato

Il sabato è un giorno strano. E' il giorno delle "cose da fare", del tempo libero da dedicare a se stessi e alla casa. E' il giorno più faticoso della settimana.
Rientrata al lavoro dopo la maternità ho ritrovato il sabato pronto ad aspettarmi con le sue grinfie aguzze e il suo richiamo da sirena: oggi non lavori...ti sussurra mellifluo all'orecchio e tu ci caschi e lo riempi all'inverosimile perchè "tanto ho tempo", "ho un un'intera giornata per me". (SIGH)

Se poi al sabato aggiungi la sòla dell'essere ragazza madre, allora la tombola è facilmente completata.

Sabato scorso ho azzardato: la spesa, la tintoria, la farmacia, il panettiere, l'erboristeria, l'edicola, il fotografo, il mobiliere, il toys a piedi attorno a casa. Poi nel pomeriggio un'amica puerpera.

Sveglia con calma, coccole nel lettone (finite in rissa per un gioco finito con un capriccio, ma fa niente), colazione con calma con i miei bambini e...sono già le 10,00. Accelero la marcia e i bambini si trasformano in mostri: li vesto, mi vesto, uno piange, uno fa la cacca, lo cambio, lo rivesto, li preparo per uscire, l'orologio scorre inesorabile. Scendo dalla mamma (che abita 2 piani sotto benedettadalcielo), decido di lasciare Micro che altrimenti mi ingombra e....sono le 11,00! Sono fuori da qualsiasi tabella ma ce la posso ancora fare. Porto con me Mini, a piedi a fare commissioni...un errore che pagherò caro!

Usciamo finalmente io e lui, io sudata a 15 gradi, affannata e con un tappeto arrotolato sotto il braccio. Andiamo in tintoria e in farmacia. Ce la posso fare.

"Forza amore, cammina più veloce"
"Ma mamma, lo sai che sono lento" (ARGH)

"Amore, puoi andare più veloce?"
"Non posso, vedi, il Dottor Hudson (una macchinina di cars) deve passare su tutti i muri delle case" (DOPPIO ARGH)

In farmacia faccio una spesa da ospedale da campo e....ho lasciato il portafoglio a casa!! Per fare più in fretta avevo preso solo lo stretto necessario e non la borsa: il cellulare e le chiavi di casa. Geniale!
Torno a casa di corsa (o quasi), salgo, scendo e ricomincio ma al contrario: prima il mobiliere, poi la panetteria dove Mini recupera una mega focaccia (e mangiarla lo rallenta ancora di più). Raggiungo la banca supplicando, prelevo e arrivo in erboristeria pregando. Passo dall'edicola trascinando un uomo inutile e arrivo faticosamente alla farmacia dove recupero le mie derrate da croce rossa (e siamo mediamente sani!).

Arrivo al cancello con un peso morto attaccato alla mano: "Mamma sono stanco e poi, sono troppo lento e adesso ho il fiato. Forse è meglio se resto dai nonni"
Sono le 12,00 e devo ancora fare la spesa. Come rifiutare un assist del genere? Torno indietro, risalgo, suono il campanello, lascio Mini davanti alla porta dei nonni e scappo prima che mi facciano notare che il sabato non era previsto dal contratto di nonni-salvavita.

E...la mia giornata si impenna: l'Esselunga! Un girone infernale è meno affollato. E' un gorgo dantesco che ti trascina tra esseri umani indistinti con lo sguardo vuoto e il carrello pieno di marshmellows che i loro urlanti mostri hanno deciso essere il loro pranzo (e loro non hanno la forza per contrastare questa nuova dieta). Padri che non hanno nessuna idea di quello che è scritto sulla lista e nonostante un PhD in fisica nucleare hanno problemi a riconoscere un "prosciutto cotto" e comprano la pancetta! I più arditi comprano assorbenti da incontinenza perchè sulla lista c'è scritto "assorbenti super"!

Arrivo alla cassa con la spesa per tutto il mio condominio ma tanto ho la pistola per la cassa veloce. RILETTURA: una sentenza di condanna al massimo della pena!

Entro al Toys: un altro girone dantesco e arrivo a casa alle 13,30 per sistemare spese e spesine e fare il conto di tutto quello che ho dimenticato (e che ovviamente era la ragione per cui ho fatto la spesa). I bambini non vogliono dormire, fa niente. Mangio un boccone, e alle 15,00 sono pronta per uscire. L'amica puerpera non abita lontano, sono in tabella perfetta.

Arrivo a casa della mia amica alle 16,20 e non so, giuro, che cosa è successo in mezzo. I gorghi misteriosi e faticosi delle mamme.

Alle 18,30 sono a casa, i bambini sono nella vasca, io mi accascio sul pavimento e guardo i loro schizzi di acqua senza più forza. Allagate pure il bagno, stasera potete fare qualsiasi cosa se non mi interpellate.

Alle 21,00 spente le luci in camera dei bambini, spenta la luce sul mio comodino, chiudo gli occhi e penso che lunedì è il giorno più bello della settimana!

giovedì 25 ottobre 2012

Basta poco

Ieri sera ore 20:00, dopo cena. Io e Mini da soli.

"Dai Bambola, vieni di là a giocare con me!"

basta questo perchè stendere, sparecchiare, preparare per la colazione, sistemare abbiano un sapore buono.

martedì 23 ottobre 2012

Sbarazzo e Baratto

Scambio vestiti da sempre. Da bambina in famiglia. Da grande con le amiche.  Da mamma con le mamme.  E’ un piano inclinato infinito di sacchi che girano di mano in mano per tutta Milano. E’ sempre Natale.
Anni fa un’amica ha proposto una serata “only girls” che avesse come scopo lo “sbarazzo” degli armadi. E’ stata una serata indimenticabile: 5 donne,  vino rosso e tutto ciò che avanza dal cambio degli armadi. C’è voluto poco per scaldare l’atmosfera e in breve si è scatenato un tornado di giacche, maglioni, scarpe, camicie. Serissime professioniste giravano semivestite in corridoio provando vestiti e proponendo abbinamenti.
Da quel momento, lo scambio è diventato sistematico ma più mirato. Sono passati tanti anni e a ogni cambio degli armadi girano sacchi e sacconi consegnati espressamente a quell’amica o a quell’altra.
Oggi abbiamo tutte 2 figli e lo scambio si è moltiplicato, ingigantito, allargato come un blob. Girano per Milano scatoloni, sacchi e pacchi di vestiti per bambini che passano di mano in mano, di bambino in bambino. A me è arrivato un body taglia 3-6 mesi che ho messo a mio figlio fino all’anno compiuto. Ma funziona, è bello, è pulito, non ha un buchino né una macchia e quindi…perché no? I bavaglini per l’asilo, il regalo mai usato, l’acquisto usatissimo perché geniale, la maglietta macchiata ma che è perfetta per stare in casa…i sacchi sono come tanti vasi di Pandora,  producono allegria senza soluzione di continuità.
Ogni consegna vuol dire una serata di vestiti sparpagliati per terra, per scegliere cosa tenere e cosa restituire.  Qualche capo deve tornare indietro e quindi viene diligentemente siglato e diventa come il filo di Arianna. Qualche capo può continuare il suo viaggio ancora e ancora e ancora.
A casa ormai campeggiano stabili diverse pigne di vestiti ognuna destinata a un’amica, alla sua pancia o al bimbo che la abita o che la abitava. Divise per età, per genere, per stagione, per…amica.
Maxi è terrorizzato dalle mie pigne: le vorrebbe spostare ma ha paura della mia reazione…ogni pigna è un accurato lavoro di scelta. Manila è sconcertata dalle pigne: non sa cosa deve stirare, cosa deve lavare, cosa resta, cosa passa, di chi è cosa.
Ogni mamma, ogni bimbo, ogni sacco sono pezzi della rete magnifica che dà un senso alla vita in una metropoli dove tutti pensano che regni l’indifferenza.
Ogni sacco contiene un dono. Durante tutto il suo viaggio il sacco vede bambini, mamme, case e storie e tutti hanno bisogno del suo prezioso contenuto. Incontrarne uno è un privilegio.

lunedì 22 ottobre 2012

Mini

Tu che sei arrivato con calma, la stessa con cui oggi affronti il mondo, la stessa che ti è servita per raggiungere la mia pancia e la nostra vita.
Tu che ho visto il tuo arrivo in uno strano arcobaleno rotondo che circondava il sole, tu che hai scelto una bellissima notte di ferragosto per “traslocare” nella mia pancia.
Tu che da sempre guardi il mondo in silenzio e non emetti giudizi senza averci pensato.
Tu che con il tuo pollice e Mino hai formato un’unità indissolubile di pensieri ed emozioni e non vi importa del giudizio della gente.
Tu che ingoi la fatica e il dolore per non piangere ma che piangi di dolore davanti all’ingiustizia.
Tu che prima di fare…pensi.
Tu che a 2 anni parlavi con cognizione di causa.

Tu che usi le parole con proprietà e conosci il gusto dell'ironia.

Tu che hai il dono della pazienza e la sai dosare ai capricci con intelligenza.
Tu che guardi il bullo con sospetto e ti chiami fuori dalla mischia e non ti importa di cosa pensano gli altri, grandi e piccini.
Tu che non sopporti le ingiustizie, i soprusi e l’arroganza e che per questo sei considerato un debole ma a te non importa nulla.
Tu che sfoghi la rabbia solo quando non se ne può più sopportare il peso e  solo se hai davvero ragione ma a quel punto è troppo tardi perché “i grandi” lo capiscano.
Tu che rispetti cose e persone più di quanto cose e persone rispettino te e a te non importa nulla.
Tu che vai avanti per la tua strada con calma, eleganza, coerenza e saggezza più di tanti "grandi" che ti circondano.
Tu che hai la forza nel cervello e non nelle mani e che affronti la vita con la logica e non con la forza.
Tu che in 3 anni hai sconvolto la nostra vita.
Tu sei già oggi la persona migliore che io abbia mai incontrato.

Giocattoli

Domenica mattina durante una pigra colazione pigiamata...il momento più atteso della settimana da Mini:
"Papà vieni a giocare con me?"
"Certo, finisco la colazione e arrivo. E la mamma? Invitiamo anche lei a giocare con noi?"
"Ma no, lei ha i suoi giocattoli: le pentole, i piatti, i mestoli. La mamma gioca in cucina."

No comment!

lunedì 15 ottobre 2012

Back to the past - 2

Incontro per caso una collega di scuola di mia mamma. Storia di 38 anni fa. Preistoria.
La stessa collega è la mamma di una mia compagna della scuola materna. 38 anni fa. C'erano i dinosauri.
A parte sporadici e rari incroci di zona, non ci siamo più frequentate negli ultimi 35 anni. Tanti.
Mi dice: "ti trovo bene, sei ingrassata però!"

.....

Lunedì mattina d'autunno..

...non ce la posso fare!

Domenica sera: la sacca del nido con i cambi invernali, i patelli nuovi, le bavaglie pulite. Incredibile, ho tutto, mi sono ricordata tutto, è tutto pronto davanti alla porta, non me lo posso dimenticare. Ho anche trovato una bellissima borsina (prima di oggi inutile) in plastica ma lavorata come se fosse lana (orrenda) ma a misura di tutte queste minuterie per il nido di Micro. Ho anche già montato il parapioggia all'ovetto e l'ho agganciato benissimo così non si stacca. Sono bravissima!

Domenica sera: la sacca per la materna con i cambi invernali, la coperta perchè da oggi Mini fa "l'ora relax" (mah). Tutto preparato davanti alla porta di casa, sono bravissima, ho tutto sotto controllo.

Domenica sera: i vestiti di Micro e Mini già pronti in bagno, il tavolo della colazione apparecchiato. Ce la posso fare!

Lunedì mattina: suona la sveglia e...non ce la posso fare! alla 1 ho nutrito Micro per voleva una tetta non prevista, alle 5 ho rincorso una cimice che ha deciso di ronzare in camera nostra...la sveglia alle 7.30 proprio non ci sta! Alle 7.50 ormai non è più un risveglio ma un drill dei marines, non c'è più tempo per niente: Micro, tetta di colazione (anche in fretta per cortesia), cambio tipo pit-stop ferrari, vitamina, tutone e via sotto la pioggia. L'orrenda borsetta è inutile per portare cose che non si devono bagnare. Il parapioggia è agganciato così bene alla scocca del passeggino per cui non riesco a chiuderlo per la macchina, ho dimenticato il cappello da pescatore a casa, io mi bagno ma fa niente, siamo in ritardo. Al nido scaravento la poveretta in braccio alla sua maestra e senza troppi convenevoli torno a casa.

Mini è pronto ma diluvia, non ho pensato agli stivali, quindi alle scarpe per stare a scuola, quindi a Mino (mino-salvatutti è il suo fedele compagno) in vista della prima volta di nanna a scuola, quindi all'ombrello che Mini non vuole tenere, il mio pranzo per l'ufficio, la coperta per la nanna si bagna, il mio pranzo si bagna, il mio ombrello si rompe per il vento, io sudo sotto il cappello. Tenere la mano a un nano recaltritante sotto un ombrello che lo nasconde tutto è una sfida. A scuola scaravento il poveretto nella sua classe, vedo che parla con qualcuno e mi dileguo. Uscendo dimentico il cappello ma piove, recupero l'ombrello, l'orrenda borsetta, e l'ombrello di Mini (è un regalo, se sparisce mi spiace). Devo per forza tornare a casa e lasciare tutto in macchina, sono a piedi sotto la pioggia, sudata come ad agosto. Devo passare dalla posta per pagare due bollettini per me e per il mio capo, recuperare un autobus e raggiungere il centro. Diluvia i mezzi sono rallentati per il traffico.

Penso che non ce la posso fare. Poi ci ripenso: è lunedì, piove, è autunno...è solo l'inizio e stabilisco che decisamente non ce la si può fare. E con questo pensiero mi viene da ridere e arrivo in ufficio, dove mi aspettano per un rilassante caffè. Buon lunedì d'autunno a tutte le mamme.

mercoledì 10 ottobre 2012

Voglio quelle scarpe!

Ho appena finito di leggere un simpatico libretto dal titolo Voglio quelle scarpe! e stamattina in metropolitana mi sono ritrovata a osservare, come non ho fatto mai, i piedi dei milanesi in viaggio con me.

Premesso che a Milano in questi giorni il cielo è "grigio milano" ma non fa ancora freddo, stamattina sulla linea 1 della metropolitana c'erano: un'infradito con perline e strass (e trench color niente d'ordinanza), un paio di havaianas da spiaggia, qualche huggs, tanti stivali (anche con la para), un paio di scarpe di camoscio stringate, con tacco, para e zeppa (che a parte il gusto discutibile avrebbero bisogno di almeno 15 gradi in meno), tante ballerine spesso con il "fantasmino", (un'aberrazione criminale...quella righina che sbuca dalle scarpe sta al calzino corto sotto un completo elegante blu di un uomo), qualche calza nera spessa di quelle che a dicembre hanno un senso (la più bella era associata a un paio di superga bianche senza stringhe, quelle che spopolavano a "Santa" ad agosto) e last but not least, piumotti con il cappuccio accanto a coprispalle di cotone...aiuto!

Sono arrivata in Piazza San Babila con una certezza: le milanesi hanno per lo più già fatto il cambio degli armadi perchè il calendario dice Ottobre. Sono quindi disposte a sudare (per la gioia di chi prende la metro con loro) pur di sfoggiare gli acquisti invernali fatti ad agosto.

Il cambio degli armadi di solito coincide con Miss Italia e con il Festival di San Remo, che sono le uniche certezze dell'anno da quando le stagioni non sono più affidabili. E siccome ho sentito che c'era Miss Italia io mi sono subito attivata. Chi invece non ha ancora avuto voglia di passare un fine settimana tra scatoloni, pastiglie profumate, pezzuole per pulire, sacchi sottovuoto, centinaia di grucce (che si moltiplicano negli armadi come conigli ad ogni stagione. io mi ritrovo sistematicamente una quantità di "ometti" di molto superiore al mio guardaroba e non so da dove sbuchino; ogni volta passo da ikea per avere gli ometti tutti uguali nell'armadio e al cambio successivo devo studiare un "centro di accoglienza" per ometti imbucati). Chi ancora non ha guadato il fiume di magliette, top, pantaloni di lino, vestitini da sera che non si fanno piegare, dei sacchi profumati che ormai sono tutti polverosi...sono quelle con le infradito e il trench, sono quelle che faranno il cambio degli armadi a rate: oggi tiro giù il trench, domani metterò via le infradito. Sarà che sono quelle meno esaurite?

Lo scontro con il termometro è però inevitabile e mai come in questi giorni tiepidi mi sono posta delle domande...se il 10 di un Ottobre tiepido stai facendo la sfilata invernale, ora del 10 di un Febbraio (di solito freddo) ti sarai stufata della divisa "panta nero e stivale" obbligatoria in centro a Milano, e allora come arrivi sana e salva al caldo quello vero? Ma anche: se il cambio degli armadi costa un weekend in apnea, il sogno di una casa più grande con armadi estivi e invernali, le corse da ikea per comprare la centesima scatola, una discussione con maxi perchè in casa ci sono troppi vestiti (vedi tu, siamo in 4), 20 viaggi in cantina perchè forse lì le scatole delle scarpe estive ci stanno...non è che forse hanno ragione quelle del cambio rateale? Quelle che hanno inventanto il guardaroba per la stagione che non c'è.

lunedì 8 ottobre 2012

Back to the past

Un vecchio amico (che ormai è vecchio in tutti i sensi, come me) forse comprerà l'appartamento sopra il mio e l'ho scoperto per caso una sera perchè il mio inquilino lo ha incontrato in ascensore.

Una compagna del liceo, una di quelle che scriveva fiumi di parole sulla smemoranda e che fino ad oggi era rimasta solo nel cuore e nei diari...riappare in un social network, uno di quelli seri. Un saluto, un caffè e ricominciamo a chiacchierare come se fossimo ancora sedute nello stesso banco, ci scriviamo mail come se fossero ancora le pagine quadrettate della "smemo". Abbiamo anche già discusso caldamente, oggi come ieri, con quella foga che solo le amiche sanno mettere in una chiacchierarata.

Una professoressa dell'università, una di quelle che ti segnano per la vita, che ti lasciano dentro un carico di energia che non si riesce a smaltire facilmente, riappare seduta accanto a me sull'autobus e non resisto alla tentazione di dirle quanto ancora la porto nel cuore.

Una compagna di scuola riappare nell'ombrellone accanto al mio, senza che per lei sia passato nemmeno un giorno da quando portavamo il grembiule. Abbiamo passato ore a fare l'appello delle compagne, le storie lontane e vicine, aggiornamenti e amarcord.

Una vicina di casa di sempre, una di quelle che saluti perchè sai dove abita ha un'emergenza personale e ci si ritrova a chiacchierare come vecchi amici al bar, come se questi quarant'anni di convenevoli fossero stati anni di profondo legame.


Riguardare le sliding doors che hanno costruito il presente così com'è è divertente, malinconico, straordinario. Il rischio di rimanere delusi fa parte del gioco ma la magia di guardarsi riflessi negli occhi di chi ci ha visto ieri è irresistibile.

martedì 2 ottobre 2012

Ansie da prestazione

Suo figlio è molto bello ma non è alto per la sua età, è un po' magro forse. Il mio ha le misure perfette per la sua età, lo dice sempre il mio pediatra.

Il suo lavoro è interessante ma non particolarmente impegnativo direi, così può seguire anche i figli. Guardi, con il mio ruolo davvero non potrei permettermi certi privilegi.

La trovo in forma ma stanca, forse un po' ingrassata. Guardi ci vuole almeno un anno per smaltire la gravidanza. Io avevo messo su 7 chili per tutte le mie 7 gravidanze e li ho persi subito con il parto.

Sta ancora allattando a 7 mesi? Io guardi ho avuto latte per tutti i miei figli fino a 3 anni. Mi tiravo circa 3 litri di latte al giorno e nutrivo tutto il vicinato. (L'altra versione è: io non ho allattato nemmeno un minuto, figuriamoci se potevo permettermi di perdere tutto quel tempo, con tutto quello che ho da fare)

Suo marito è cambiato, forse è stanco per la famiglia che è cresciuta. Il mio è così in forma che sembra un ventenne, i figli lo hanno davvero fatto ringiovanire.


E questo solo nel tragitto da casa al supermercato e parlando solo di figli, ma è paradigma di qualsiasi conversazione di strada. E' solo più facile raccontare quello che vorremmo essere e non quello che siamo veramente o è un insano e gustoso sadismo?