martedì 18 dicembre 2012

A Natale le mamme sono più...buone?

La mamma del terzo millennio ha mille risorse. L’attrice drammatica è quella che le riesce meglio, è il “cappello” che le toglie la metà delle fatiche delle mammemedie.
Sono giorni convulsi, come capita sempre nel periodo natalizio. Sembra sempre che si avvicini la fine del mondo (che poi pare che quest'anno … mah). Tutti corrono, le agende si intasano, non si capisce più dove si cena e con chi. Ci si deve salutare a tutti i costi.
Il Natale 2.0 è un po’ più tranquillo per svariati motivi: gli aperitivi primadinatalecosìcisalutiamo sono i primi a saltare. Le cene cosìciscambiamoiregaliconcalma si centellinano perché bisogna presentarsi con un regalo per i presenti (e ormai i presenti sono almeno 4 per ogni nucleo famigliare invitato) e bisogna calcolare anche: babysitter, nonnisitter, taxi, orari contenuti…insomma, complicato. Rimane il più sicuro brunch domenicale che a Milano è un must tutto l’anno, figuriamoci a Natale.
In questi giorni, alla faccia della crisi che ci svolazza sulla testa come un uccellaccio del malaugurio, i negozi sono pieni, soprattutto quelli per bambini e proprio qui prendono vita i migliori siparietti che nemmeno i fratelli De Filippo. Mamme, zie, nonne, mille donne unite con uno scopo: accaparrarsi il regalo, lo sconto, l’omaggio. Nei 50 minuti della pausa pranzo.
Chi perché la collega solerte ha portato i ragli per tutti i figli di tutti i reparti e bisogna recuperare sul filo di lama. Chi perchè l’atmosfera natalizia è una resina appiccicosa che intrappola , anche le mamme che fanno finta di niente. Chi perché è una mammachenonhamaitempo durante l'anno e recupera a Natale. Di solito ha il tacco 12 Laboutin (anche quando nevica), l’I-pad in mano, un sacco di carte di credito. E una gran faccia tosta!
Quella è la mamma che svolazza nei negozi con l’aria rilassata e serena di chi non vede la folla degli “apocalittici” che la circonda: sceglie con cura i giocattoli, raggiunge sorniona la cassa, scavalca la fila agitata come le bolle della coca cola e, poco prima della meta con gli occhioni del gatto con gli stivali e il fiatone da attrice consumata supplica a mezza voce la cassiera di farla passare davanti perché ha “un appuntamento in studio, glielo giuro che ho un appuntamento, davvero. Signora la prego. Pago soltanto, vengo dopo a ritirare…la prego, vi prego, sono i regali per i miei bambini, io sono di Roma, non li vedo mai...sa, il lavoro!” Oliver Twist a confronto era un serial killer.
Le mamme in coda sono inermi - sono le 13.30, il loro cuore che sanguina amore natalizio, non è il momento per discutere - la fanno passare rassegnate. La cassiera emette lo scontrino, la mamma ringrazia e corre via cinguettando ringraziamenti strappacuore.
La stessa mammetta esce dal negozio, gira l'angolo, si ferma ad accendere una sigaretta, a controllare le mail sul telefono con schermo a 24”, si sitema il rossetto, chiama un’amica e riparte libera e soddisfatta verso un altro negozio per continuare il suo giro di regali di Natale.
L'ho vista con i miei occhi. Ma non era che a Natale siamo tutti più buoni? Ma se questa mamma è “più buona” così, quando è “cattiva”, com’è? La famosa rete di mamme che ti salva la vita ha qua e là delle smagliature in cui inciampare è pericolosissimo, perché se questo è quanto in un negozio affollato a Natale, come funziona ai colloqui con gli insegnanti a scuola?

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