Ho sempre sognato di poter restituire ai miei bambini il Natale della mia
infanzia. Sarò anche anziana e nostalgica ma ricordo perfettamente che per
tutto il mese di Dicembre l’aria era carica di attesa: il calendario dell’Avvento,
l'albero (che una mamma super creativa ci faceva inventare ogni anno), la
letterina di Babbo Natale da scrivere, correggere, correggere, correggere fino
a quando la mamma la chiudeva e imbucava. Il 24 era una chimera, un traguardo.
La sera della vigilia la passavamo con altre due famiglie di super amici vicini
di casa: una con figli un po' più grandi di noi, una con figli della nostra
stessissima età. La serata prevedeva una serie di riti sempre uguali per anni ma
ogni volta nuovi: la casella n.24 del calendario da aprire in camera, gli
strani rumori che provenivano dal soggiorno: un campanello, una risata, un
campanaccio, la corsa da una camera all’altra, la porta di casa o dell’ascensore
o della finestra che si stavano chiudendo, qualcuno che stava salutando….chi??
Babbo Natale?? naaaaa! Dopo un iniziale sgomento la sorpresa: l’albero era letteralmente
sommerso di pacchi colorati. Una quantità che la mia memoria fatica persino a
descrivere. Con il senno di poi eravamo 4 bambini, 2 ragazzini, 6 adulti (se
non 10), quindi la quantità aveva un suo senso ma nel mio immaginario di
bambina era una montagna di pacchetti insormontabile e meravigliosa. Era la
fine degli anni ’70, il momento in cui tutto era possibile, anche realizzare
tutti i sogni dei bambini.
Era una festa di carte, di nastri, di “ooohhh”, di stupore, di "ne
voglio un altro", "ancora", "ancora".
Il finale era un climax di gioia. Tutti i bambini a nanna nel lettone con tutti
i giochi nuovi NEL lettone. E i “grandi”? Boh, non ho mai saputo cosa c’era
dietro questo teatrino, era pura magia ed era tutta per noi. L’aspettavamo
tutto l’anno, per anni. Almeno fino a quando l'altra bimba mi ha rivelato la
verità più dolorosa della vita: Babbo Natale non esiste, lo aveva saputo da
fonte certa.
Adesso il teatrino è toccato a me ma negli anni 2.0 è tutta un’altra storia:
Mini è sgamato come non mi sarei mai aspettata da un nanetto di 3 anni. I tempi
sono davvero cambiati, oggi non si riesce a tenere i bambini lontani dai regali:
“tihopresounpensierino”…è il motivetto di tutto il mese di Dicembre. Scambi di
doni, feste, pranzi con panettoni e Babbi Natale ovunque. La letterina di Mini è
rimasta sul tavolo perchè "io non so scrivere e tanto lo sai che cosa
voglio".
La sera del 24 con tutti i nonni in parata Mini non voleva “andare a nanna”
e temporeggiava pericolosamente, i regali erano sul balcone e aveva iniziato a
piovere, Maxi e io eravamo un po' disallineati (e con troppi genitori attorno)
e volavano scintille…troppe per essere la vigilia di Natale e Micro se ne
sarebbe andata a letto volentieri, dall’alto dei suoi ignari 10 mesi. Alla fine
abbiamo trascinato i nanetti in bagno, rallentando la loro routine fino allo
sfinimento con questo risultato:
1. non ho assolutamente idea di che faccia avesse Mini quando ha visto i
regali, ero dietro di lui quando è rientrato in sala per “dare la buonanotte ai
nonni”
2. ha scartato compulsivamente tutti i pacchetti che gli passavo senza
guardare cosa ci fosse dentro
3. ha scavato tra i regali cercando
"ancora pacchetti per me" perchè i suoi erano "pochi" (?!)
4. si è innamorato perdutamente e inesorabilmente di un babbo natale rocker
e batterista con gli occhiali neri, orrendo, made in china del valore di 1 euro,
che suona illuminato da lucine psichedeliche una musica assordante. Ha dichiarato:
“questo è un regalo davvero prezioso" snobbando la vagonata di giochi
adatti, educativi, adeguati, ecologici, politically correct, faticosamente ricercati
e studiati che erano sotto l'albero.
La beffa è che nei giochi "giusti" le batterie non sono incluse e
quindi sono rimasti in un angolo perchè da bravi genitorimedi non abbiamo
previsto un carretto di pile, mentre nel gioco "cinese" erano già
inserite e anche molto cariche..per la gioia della nostra serata. Dopo averci
deliziato della musica e delle sue danze sfrenate, averci costretto a una
discoteca improbabile, come da tradizione se lo è portato a letto (nel suo)…forse
però per essere sicuro che non facesse una brutta fine durante la notte.
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