martedì 2 settembre 2014

Domande multiple e Risposta singola

Al netto della mia salute cagionevole, della convivenza forzosa 24/7, del maltempo e del mare così così…abbiamo archiviato le vacanze 2014 alla voce: BELLE VACANZE! Stabili, lunghe, piovose, a tratti pigre, qualche volta rilassanti, allegre, piene di gelati e delle comode abitudini della vita di provincia.

E’ stata una vacanza in famiglia: noi CON loro e loro CONTRO di noi!

La giornata di mare che diventa aperitivo al tramonto, che diventa cena, che diventa un lento al chiaro di luna, che diventa bagno di notte, che diventa cornetto all'alba…ecco, sì, questo ci è mancato un po’. Adesso ci sono altre maratone, ci sono loro, i nemici, e noi che facciamo veramente i genitori, almeno in agosto.

Fare i genitori significa passare le giornate a difendersi dagli agguati del nemico. Quelli fisici di loro che tirano, spingono, saltano (per lo più addosso e all'improvviso) qualsiasi cosa si abbia tra le mani: noi un oggetto fragile, loro un gelato sciolto, di solito al cioccolato.

Quelli verbali che si dividono in alcune macro categorie:

·         DOMANDE IMPOSSIBILI E INOPPORTUNE

“posso andare fino alla boa con i miei amici?” – mentre sto cercando di arginare la piccola che ha scelto la scaletta dello scivolo per annunciare: “ho fatto la cacca!” - “ma ti pare? Certo che no” “daidaidai posso, dai, posso…dai…tiprego tiprego tiprego” e qui scatta la difesa muta da luogo pubblico: occhiatacce, minacce mute, insoluti mimati che terminano con un esasperato “chiedi a TUO PADRE e levati da qui”. Il nano astuto si reca quindi dal legale genitore che è al telefono per lavoro e la linea è disturbata e non si capisce niente: “la mamma ha detto che posso andare alla boa con i miei amici” (che hanno 14 anni N.d.r.) – da cui si difende con occhiacci, insulti muti e gesti da TSO, cercando di incutere timore reverenziale al nano e lucida professionalità al suo interlocutore fallendo entrambi i task. “Sono al telefono, aspetta un secondo” cui segue una rissa decisamente pulp.

·         DOMANDE A MITRAGLIA (tutte uguali e contrarie nello stesso contesto e non è importante la risposta quanto la velocità della raffica)

ES. in 15”: “midailabrioche, hosete, voglioilgelato, mifaivederecosac’ènellapentola, vogliol’acqua, midaiuncchiere, nonvoglioilbicchiereverdeèdafemmine, nonvoglioilbicchieregialloèdapiccoli, allorabevodallabottiglia, vogliolapastabianca, norossa, maiolavolevobianca"

Es. in 7”: “midai-miprendi, miapri-michiudi, miallacci-mislacci, mitogli-mimetti, mialzi-miabbassi, micambicartone-nonvoglioquestocartone, voglioilgelato-nonmipiaceèfreddo”

Una vertigine!!

·         DOMANDE AFFERMATIVE (la cui risposta è ininfluente)

Es. 1: “possoguardareuncartone?” “No, è pronto in tavola” “Mauffa, tiprego ti prego ti prego, solounosoloperquesti10minutitigiurochespengosubitotiprego” (è tutto scritto attaccato perché le questue dei bambini non conoscono pause) “daimammatiprego, nonhovistouncartonedatantianni” (sic) che si conclude con un ringhiato "IO LO GUARDO LO STESSO"…trascinando la discussione fino allo sfinimento e raffreddando la cena.

Es. 2: “possofareilbagnonell’acqualta?” "possomangiareungelato" “no amore, non adesso” per qualsiasi motivo che in teoria dovrebbe essere incontrovertibile e invece scatena negoziazioni infinite ed estenuanti con capricci, musi e uno scocciato "E IO LO FACCIO LO STESSO"

·         DOMANDE NEGATIVE

Es. "perchènessunomihadatol'acqua?" "perchènonmidateilbicchere?" "perchènonc'èlamiapasta" "perchènessunomicompraunregalo?" "perchènonmidaiilgelato?"
Facendo passare l'amorevole genitore dedito al solo accudimento dell'erede per sadico aguzzino.

I nanidagiardino fanno domande la cui risposta non gli piace e che deve essere necessariamente SI’ - se si vuole sopravvivere - salvo andare in contro alla scalata dell’Annapurna (a mani nude) quando si sceglie un faticoso NO. Mi domando spesso se i bambini abbiano realmente bisogno di un genitore o non preferirebbero una Schiava Isaura qualsiasi, magari meno pedagogica ma sempre a disposizione.


Poi ho capito…lo slogan “Yes, we can” della campagna elettorale di Barack Obama non era frutto di un arguto staff di consulenti in comunicazione di massa. In realtà lui, ha solo mutuato dalla sua vita di padre l'inno alla sopravvivenza genitoriale: “YES...YOU CAN”

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