martedì 23 settembre 2014

La dottrina dei contrari

Ascoltare i bambini che imparano a parlare, la lallazione, le paroline buffe con cui cercano di articolare frasi a volte anche complesse è semplicemente meraviglioso. A casa Maxi siamo affezionati al pizzolario (il ragazzo che porta la pizza), ai subi (plurale di sub), vieno (io vengo), dicilo (diglielo)… lessico famigliare a cui ci aggrappiamo perché quest’epoca faticosamente romantica non finisca mai.

Io e Maxi viceversa l’italiano lo parliamo bene, siamo due laureati capaci di sostenere conversazioni a svariati livelli di profondità e registri della lingua italiana, o almeno così pensavamo di noi stessi…cosa è successo? 

Perché le nostre capacità linguistiche e culturali si sono ridotte così ai minimi termini? Perchè il nostro uso della lingua italiana è così peggiorato invece di migliorare il loro? Abbiamo iniziato la nostra avventura genitoriale molto convinti del nostro ruolo di formatori culturali, salvo che dopo 5 anni il nostro linguaggio è più vicino a un TSO che a una laurea. Siamo a uno stadio di sviluppo che va dal linguaggio dei primati (HEI, OHU, AHI, NOOO, AAAHH, OOOHH) a dissertazioni arisoteliche sulle opposizioni...

Siamo contraddittori e contorti, parliamo a scatti, comunichiamo a singhiozzo, senza soggetti né complementi: 10 parole al massimo, fine degli aggettivi, delle subordinate e i verbi?…sono solo un ricordo, nella vita 2.0 si usano solo gli imperativi:

VIENI QUI - RESTA LI'
FAI COSI' - NON FARLO PIU'
CORRI - NON COSI' VELOCE
SIEDITI – ALZATI
CAMMINA – FERMATI
AIUTAMI – LEVATI DAI PIEDI…

tutti imperativi contraddittori pronunciati in una singola frase. Anzi…quella è la singola frase!

Quando i dialoghi sono articolati non cambia molto:

- Vieni subito qui, non ti muovere da lì finchè non te lo dico io
- Cos'è successo? Me lo dici o no? E taci quando ti parlo
- Questa è la cena, se non ti piace rimai a digiuno. Sì, puoi prendere una banana (v.1)
- Finisci quello che hai nel piatto, almeno metà, quello che ti senti, se non ne vuoi più lascia pure (v.2)
- Raccontami la tua giornata. Shh non adesso, sto parlando con il papà
- Véstiti che dobbiamo uscire. Come ti sei vestito? Spogliati che ci penso io
- Muoviti…cammina in fretta. Rallenta, cammina piano
- Con i sandali ti bagni. Siamo senza ombrello ma sono due gocce
- C'è una risposta per tutto. E' no perchè lo dico io

La cosa più drammatica è che ce ne si accorge solo quando si sente parlare gli altri e allora scatta inevitabile l'esame di coscienza...io no, non voglio essere così, perchè io sono diverso, io amo mio figlio e mi preoccupo della sua formazione, io non urlo, parlo bene, perchè io sono diversa, sono meglio...ALLORAAA TI MUOVI,  NOO NON MI INTERESSAAAA TACIII ANDIAMOOO

sic

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