Le donne sono competitive. Le mamme sono competitive al quadrato.
E’ una verità vecchia come il mondo. Erano competitive
tra di loro già le donne dei tempi di Cro-Magnon (sulla cui evoluzione...sorvolerei). Se una raccontava dell'ultima enorme bistecca di
dinosauro che aveva cotto, l’altra sosteneva di averlo mangiato crudo e la terza, ancora
vivo. Accampate davanti
al fuoco dopo una lunga marcia, se una si dichiarava un po' stanca, la ganza di turno sosteneva
di aver camminato per 10 ore con i gemelli appesi a entrambi i seni, il grande
dietro le spalle ed essersi nutrita di carne secca di stegosauro, preventivamente preparato in un’apposita sacca di pelle di bufalo, prontamente cucito prima che la tribù partisse. Sono passati 30 mila anni, oggi le sue discendenti vivono nei nostri parchetti, si nascondono
nelle nostre scuole, si confondono tra i nomi delle amiche nelle nostre
rubriche.
Le donne competono su tutto: quanto tempo intercorre tra una
ceretta e l’altra, quanto spendono per la manicure, che tempo faceva nel weekend. La madre di tutte le competizioni è il parto. E' guerra senza esclusione di colpi. Ho sentito di donne che hanno partorito senza che
nessuno se ne accorgesse, in ufficio, durante un intervento in video conferenza discutendo
i risultati di mid-term, travagli durati settimane o manciate di secondi, donne che hanno urlato come tarzan o hanno taciuto come Rambo.
La mammitudine trasforma la più dolce delle fanciulle in una
guerriera metropolitana per il resto della vita. Al mercato il giovedì mattina la Signora Rosa,
un’arzilla 80enne con 1 figlio, 2 nipoti e un bisnipote non resiste alla
tentazione di puntualizzare alla Signora Maria, la sua vicina
di casa 79enne, quanto è fortunata a non avere ancora un bisnipote perchè è un lavoraccio.
Ed eccola servita: la ultimate weapon di una mamma, la stessa a
qualsiasi latitudine: “ma tu sei fortunata”.
Questo è il cavallo di Troia con il quale sfondare la barriera nemica. La rivale è SEMPRE più fortunata: ha un chi, un come, un dove, un quando migliore. Comunque migliore. Il nonno c'è anche se è centenario e sordo, il marito c'è anche se è disoccupato…non importa quale sia la reale situazione, l'altra è
comunque sempre e solo “PIU’ FORTUNATA” magari anche “BEATA” invece lei "è sola".
Dopo 6 anni di militanza nell’arma delle mammemedie, questa
frase mi provoca la dermatite e sarà oggetto di ammenda pecuniaria quando sarò
capo del mondo. Esiste una sola e unica verità in questo millennio di corsa: tutte le mamme sono sole. Kate
Middleton è sola, Maria Antonietta era sola più di lei, la mia vicina di casa lo è. Io
sono sola.
Tutte le mamme sono sole davanti alla propria vita, la
propria agenda, la propria situazione lavorativa, famigliare, sociale,
geografica. Sole in sala parto - il marito tiene la mano ma la fatica è sua. Sola davanti al capo - anche fosse quello riflesso nello specchio
del bagno - a cui deve annunciare la maternità, decidere assenze, part-time, dimissioni, proporre soluzioni. Sola quando ha 4 nonni, una tata fissa, una vicina di casa
zitella puericultrice in pensione, una cugina universitaria. Casalinga, manager,
infermiera che lavora su turni, pendolare, quella che guadagna un milione, quella che ha i parenti a timbuctù o al piano di sopra. Quando
una mamma deve pianificare il ritorno alla vita civile - qualsiasi essa sia - decidere
della sorte delle giornate del nanetto quando la banca esige il suo tributo di
sangue mensile, il capo esige più tempo del geranietto…è sola.
Io ho personalmente un’insana passione per la programmazione
quinquennale di dittatoriale memoria e come me molte altre ma c’è chi
preferisce l’esperienza, chi l’improvvisazione, l’istinto…va tutto bene tanto tutto porta allo stesso risultato: il caos. Non esiste la “fortuna”, esiste solo l'inderogabile necessità di organizzarsi la vita. Io ho una struttura multilevel che va dalla routine
all’emergenza nucleare. Tutto programmato quando ero incinta. Nessuna fortuna. In realtà nulla funziona quando serve e occorre una buona dose di improvvisazione ma improvvisare
su una regola mi rilassa.
A casa Maxi Settembre è stato il mese degli inserimenti: una
principessa alla materna e un giovane padawan alle elementari. L’inserimento è
stato breve ma intenso, più nostro che loro. Le strutture - pubbliche – in cui
li abbiamo arruolati molti mesi fa ci avevano preparato bene e soprattutto per
tempo. Ci hanno offerto una disciplina prevista e sicura per accompagnarli in
queste nuove avventure. Il mio “staff” è stato inutile quanto a inserimento, si è limitato a riprendere le deleghe per i recuperi mentre io
sono necessariamente al lavoro. Protocollo già sperimentato, sapevo che girare
i tacchi era uno strappo (per me), che stavo aprendo nuovamente le porte a mondi a cui non mi sarebbe più stato dato l’accesso. E sarà così per sempre,
li guarderò uscire di casa con la stessa apprensione con
cui li pesavo dal pediatra ogni settimana. Come tutte le mamme del mondo.
Ora è il momento della routine. Io consegno, la tata
recupera. Fino al 30 luglio.
E non c’è compagnia, fortuna, beatitudine che tenga, l’agenda
e l’emozione di una mamma sono profondamente sue solitarie e uniche. Buon anno a tutte le mamme con l'agenda in mano.