I Bernici sono animali notoriamente pigri ma il tepore del
primo sole è un richiamo a cui non sanno resistere e sabato hanno aperto ufficialmente
la stagione della motogita.
Il motociclista di città esce dal
letargo ad aprile per il carciofo e ci torna a fine ottobre dopo la tartufata d’ordinanza.
Accende il motore con il sole e lo spegne con la nebbia, senza deroghe. I Bernici non fanno eccezione.
Lasciati i nanidagiardino ai rispettivi e terrorizzati nonni, data una manciata di consegne, i Bernici sono saliti in sella ai due impazienti cavalli a motore e gli hanno sciolto le briglie.
Due muscolose e cromate bellezze tedesche
hanno fatto ruggire i rombi di quattro boxer e come potenti felini hanno finalmente
graffiato l'asfalto dopo un lungo inverno di attesa. La potenza e la spinta con
cui le moto hanno macinato chilometri era persino più forte della nostra voglia
di fuga.
L’ultima fuga dei Bernici era stata in un piovoso finesettimana di giugno, quando i due germanici ghepardi d’acciaio avevano dovuto
cedere il passo a una comoda berlina giapponese. Questa volta niente avrebbe
fermato i due piloti Bernici e le loro cromate fiere.
Il viaggio è stato proprio viaggio, 500 km di curve e panorami mozzafiato. Il bernicio è solito
usare la cavalcatura per raggiungere una tavola imbandita, invece questa volta
né le cavalcature, né i piloti erano disposti a cambiare programma e mezzo di
trasporto, nessun compromesso: i 4 boxer implodevano di energia…dovevano
correre. Il percorso è stato studiato ad hoc:
strade bianche, poco traffico e nessun pedaggio.
Sciolte le briglie ai cavalli e svuotata la mente dal solito
sabato, i Bernici sono partiti.
Il milanese medio – e con lui il bernicio – è totalmente
milanocentrico. Il mondo esiste dentro il cerchio delle tangenziali (meglio se dei Navigli). Accetta
con riserva le autostrade e non contempla l’esistenza di strade alternative. Il
milanese motociclista, novello Robinson Crusoe accetta la sfida dell’esplorazione solo per amore delle due ruote, per giustificare a se stesso e alla banca l’acquisto
di un costoso bestione da turismo. Il motociclista milanese ha la moto giusta, l’outfit giusto,
il bagaglio giusto (la femmina poi ha anche il cambio serale tattico glamour e sempre
fashion) dentro la borsa giusta, il casco con l’interfono e con il
collegamento al cellulare (perché la non reperibilità è fuori discussione).
Armati di navigatore elettronico e cartina analogica – che fa viaggio avventura – e coerenti con la mission dei motociclisti della domenica,
i Bernici hanno scollinato da Milano al mare senza passare per l’autostrada, attraversando luoghi misteriosi di incerta definizione. Non paesi ma
frazioni, non proprio frazioni, località, ma nemmeno località….3 casette di
mattoni qua, 3 casette di mattoni là divise da una strada bianca dove passano
solo motociclisti milanesi per 4 mesi all'anno e solo la domenica.
Fuor di ironia, i Bernici hanno scoperto borghi e borghetti
che hanno davvero sottolineato il loro essere milanocentrici. Hanno
attraversato gruppetti di case – abitate – tutte appoggiate su strade bianche,
non illuminate, con il burrone da un lato e la montagna dall’altro. Luoghi in
cui c’erano ancora insegne dimenticate: il simbolo della cabina telefonica
appeso al muro del negozio di “commestibili”, la vetrina della “pettinatrice” e
il profumo di pane appena sfornato. La prova che Walnut Grove esiste. Abbiamo pranzato in
punti di ristoro che somigliavano tanto al ristorante di Nellie Oleson e abbiamo realizzato che certamente non hanno sky, eataly, l’esselunga
o le app, che non comunicano con whattsapp e non leggono i libri sul kindle, non girano per il paese con il segway…vanno a piedi dalla vicina, a fare la
spesa senza dimenticare niente e
non mangiano giappo. Si alzano al mattino tra i boschi e la loro vita è ancora regolata
dal trascorrere delle stagioni e non dal passaggio della metropolitana. Sanno che
oggi è il giorno 16 e non la settimana 16, conoscono i vicini e quando si
parlano si guardano negli occhi.
Il milanese è milanocentrico e si compra la moto per andare
a curiosare fuori dal suo centro del mondo come se facesse un safari, per
arrivare a “santa” a mangiare la focaccia e tornare a milano in tempo per prendere
l’aperitivo al living sorseggiando una caipi con la cumpa. Non è una gara
ovviamente, ognuno vive calato nella sua realtà.
I Bernici però cominciano ad avere quell’età in cui si
filosofeggia, quella in cui la presenza di nanidagiardino che si stupiscono
quando vedono le mele sugli alberi e non al supermercato ti fa pensare che
forse…lo sguardo della Madonnina si allarga oltre la cerchia dei Navigli e che non è solo Milano quella che luccica!
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